Nessuno ama un cavaliere senza macchie

Questo articolo probabilmente inizierà una serie ispirata dal lavoro di Robert Greene, autore americano che ho conosciuto da poco e che sto apprezzando molto. In una delle sue “leggi giornaliere” (Daily Laws) Greene ci ricorda che per acquisire potere e più in generale per ritagliarsi efficacemente un posto nella società non bisogna mai apparire troppo perfetti: “Never Appear Too Perfect”.

Del resto, nessuno ama veramente un cavaliere senza macchie. Le persone perfette ci ricordano che noi non siamo affatto perfetti e, per quanto odiamo ammetterlo, l’invidia rimane un’emozione spontanea e inevitabile nelle nostre vite. Una delle figure d’imperfezione umana più efficace della storia è probabilmente Gesù Cristo. Perfino lui, il figlio di Dio, dovette affrontare le avance del Demonio e si infuriò coi mercanti nel tempio, rovesciando i loro tavoli. Una figura che mostra, senza nasconderli, i propri difetti umani attira naturalmente le nostre simpatie. Incontrare delle debolezze nell’altro è rassicurante. Di contro, troviamo odiosa la personalità di chi si ostenta come invincibile o impeccabile.

Cristo scaccia i cambiavalute dal Tempio, dipinto di Quinten Massijs, Museo Reale di Belle Arti di Anversa (KMSKA). Fonte: Wikimedia. “Gesù entrò nel tempio, e ne scacciò tutti quelli che vendevano e compravano; rovesciò le tavole dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombi”.

Nel mondo contemporaneo l’immagine di un leader imperfetto è rappresentata da Boris Johnson. Membro dell’alta società inglese, ha frequentato Oxford, è stato parlamentare, sindaco di Londra e ora Primo Ministro. Ma mantiene ancora quell’immagine dismessa, i vestiti un po’ trasandati, l’iconica accapigliatura impresentabile e il fare buffonesco. Oltre a essere un carattere tipico della sua personalità, ciò raffigura bene il modo in cui lui esterna l’imperfezione. Penso che ognuno di noi lo faccia, in un modo o nell’altro. L’esempio più quotidiano è la modestia con cui accettiamo i complimenti degli altri o l’autoironia che esprimiamo per stemperarli. Di nuovo, questo meccanismo è innato, inconsciamente sappiamo che non vogliamo apparire altezzosi e vogliamo far sentire gli altri a loro agio.

Boris Johnson offre del te ai giornalisti fuori dalla sua residenza nel 2018. Fonte: BBC.

Provate a notare quante volte i leader, le persone di potere o anche le persone intorno a noi giocano la carta dell’autoironia o dell’imperfezione estetica per apparirci più approcciabili, più gradevoli. O pensate a quando mettono in atto un’altra strategia, quella di adottare degli elementi dello stile di vita “normale”, di massa: mangiare fast food, avere un cane, fare sport, etc.  Il risultato è sempre lo stesso: non attirare l’invidia conscia o inconscia e ricordarci che, in fondo, anche loro, nonostante il loro potere, sono come noi, umani qualunque, imperfetti e non infallibili.

Donald Trump si gode il suo McDonalds sul suo aereo privato.
Bill Clinton era spesso fotografato mentre faceva jogging, qui dietro a un’auto del convoglio presidenziale.